Il giorno 15 dicembre 2024 La fondazione opera Luciofero Presenta “Canto di Natale”
Canto di Natale
di Charles Dickens
con
Fabrizio Martorelli
regia di
Antonio Mingarelli
Adattamento Fabrizio Martorelli
Sonoro e musiche originali Roberto Fiore
Assistente alla regia Claudia Federica Petrella
Chi di noi vorrebbe davvero tornare indietro e trovarsi spettatore delle proprie sconfitte? Quante volte pensiamo con raccapriccio e vergogna al momento in cui abbiamo la coscienza di aver sbagliato e scacciamo via lontano quel pensiero, come se scottasse nella testa. Davanti a un brutto ricordo il nostro primo desiderio è che il ricordo sparisca dalla nostra memoria, il secondo è quello di tornare indietro per riviverlo e poter fare diversamente.
Ebenezer Scrooge è costretto a rivivere queste febbri come nel momento in cui accaddero, ripercorre gli errori della sua vita passata e tocca con mano quali saranno le terribili conseguenze del suo agire. Ma questa coercizione è in realtà l’occasione di ravvedersi, di cambiarsi. Con lui, in questo vorticoso viaggio nel tempo, i protagonisti di questa storia fantastica saranno gli spettri, entità ormai senza vita che nella notte di Natale provocheranno il riscatto dell’uomo; i fantasmi, come metafora di un’inconoscibile che permea il tempo passato presente e futuro, sono il ‘medium’ dell’irrazionale che domina il reale. Guide attraverso la conoscenza (non la coscienza) di se stessi.
La possibilità di Scrooge è quella di permeare se stesso: scendere fino in fondo al suo coraggio, incontrare sè bambino, rivedere l’unica donna che abbia amato, capire tutti gli annullamenti che ha fatto, sta facendo e farà in vita. E alla fine superare la prova di un cambiamento con l’unica dote che i suoi visitatori ultraterreni non hanno: l’umana vitalità.
In scena un solo attore a interpretare tutti i personaggi, quasi a voler dare un’unica voce, un’unica grande intensità a tutte le anime che popolano il racconto. La scena è una immaginaria soffitta, luogo della memoria all’interno del quale il narratore, in una sorta di smarrimento, rievocherà tutta la storia in una frenetica possessione. Nella quale ogni dialogo prende forma di monologo, come a sottolineare non solo la solitudine da cui parte il protagonista, ma anche la necessaria relazione e l’incontro con l’altro che inevitabilmente lo modificherà.
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