L’arte dell’illusione e dell’inganno prospettico hanno affascinato per secoli committenti, artisti, architetti e viaggiatori che hanno sempre visitato Roma, la capitale mondiale dell’arte, per soddisfare la curiosità ed elaborare un concetto personale di tali meraviglie.
Il Festival, per la prima volta, celebra l’arte dell’Architettura Illusoria e delle Prospettive Architettoniche proponendo tre giorni di esperienza diretta con i professionisti della Decorazione Pittorica e gli studiosi di Disegno Architettonico e Prospettiva. Immersi in un ambiente altamente suggestivo- la Sala del Refettorio di Andrea Pozzo, totalmente ricoperta di quadrature dipinte de Andrea Pozzo alla fine del “600- i partecipanti vivranno un esperienza artistica unica di cui saranno protagonisti.
Durante i 3 giorni di full immersion verrà allestito un LABORATORIO in cui si sperimenterà la fusione di architettura e pittura decorativa, arte e scienza, conoscenze accademiche pratiche e teoriche.
Il laboratorio culminerà nelle produzione di una installazione artistica a partire da un bozzetto prospettico che verrà suddiviso in parti e trasferito su tele singole, elaborate in base alle tecniche apprese.
Il Festival offre l’opportunità di partecipare a un progetto inedito per riscoprire, reinterpretare e diffondere i segreti della ‘più moderna delle arti antiche’, sostenuti dall’intervento dei massimi studiosi e ricercatori accademici dell’Architettura Dipinta. I
l Festival costituisce una rete internazionale di Università, Istituzioni Culturali, Enti Ecclesiastici e Fondazioni per permettere ai giovani studiosi di toccare con mano un patrimonio che per sua natura non è facile conoscere.
Lies like truth è un evento. È una performance. È tutto quello che non può essere ma esiste. È un mondo parallelo creato per dare peso alla verita, è un universo colorato di rosso basato su giochi di vendetta psicologica e trame di potere distruttive… o forse è semplicemente una disperata forma di ricerca della bellezza umana.
Debbo menzionare il nome del vostro già discepolo dott. Tucci, che sta ancora con noi e per il prestito dei cui servizi io non posso abbastanza ringraziare il vostro Governo. Egli ha studiato con una stupefacente comprensione, insieme alla massima parte degli altri fenomeni dell’antica cultura indiana, il più grande periodo della storia dell’India; ha seguito la trionfale carriera del Buddhismo in remote regioni, sulla scorta di indicazioni presso che cancellate nei ruderi antichi sepolti nella sabbia, fra documenti di una storia sbalordita che ha perduto la memoria della sua propria lingua. Meglio di chicchessia egli può ricordare ai moderni figli dell’India quella che è stata l’autorivelazione più gloriosa negli annali dei loro antenati.
Rabindranath Tagore
Spesso in Italia trascuriamo gli ideatori di quella visione globale che ci ha resi protagonisti della politica internazionale già dall’antichità. Esempio clamoroso di questo volersi sentire orfani è Giuseppe Tucci, come ci ricorda uno dei più importanti intellettuali indiani del novecento, Rabindranath Tagore.
Giuseppe Tucci fu padre degli studi asiatici nel mondo, ideatore del concetto di Eurasia, fondatore del Museo di Arte Orientale oggi inglobato nel Museo delle Civiltà, creatore con Giovanni Gentile dell’Ismeo (Istituto del Medio ed Estremo Oriente), professore universitario, responsabile di incredibili esplorazioni in Asia centro meridionale e autore di oltre 40 libri su questi temi.
Grazie a questa capacità di guardare oltre i propri confini possiamo considerare Giuseppe Tucci come uno dei principali fautori e anticipatori dell’idea moderna di soft power che, promuovendo gli scambi culturali, favoriscono le relazioni internazionali sia a livello politico che commerciale.
Per ricordarlo, nel centotrentesimo anniversario della sua nascita, La Fondazione Opera Lucifero e Il Museo delle Civiltà hanno ideato un evento commemorativo multimediale che sarà fruibile dall’ottobre 2024 per un intero anno dedicato alla cultura buddhista attraverso la visione del grande filologo e antropologo italiano:
GIUSEPPE TUCCI NELLA STANZA DEI 100 BUDDHA
Non c’è persona più autorevole per guidare il visitatore ad una mostra sul Buddhismo.
LA MOSTRA
Il percorso espositivo costituito da oltre 150 statue buddhiste facenti parte della collezione della Fondazione Opera Lucifero presenta oltre 30 esemplari archeologici della Cultura del Gandhara, un Buddha monumentale in pietra di VIII secolo di cultura pre Khmer, decine di esemplari tibetani in bronzo dorato fino ad una collezione di arte giapponese dal seicento al novecento.
Giuseppe Tucci assolve il ruolo di mentore e guru in questo viaggio attraverso citazioni tratte dai suoi libri che sono state collegate alle statue esposte come fossero appunti presi guardando le statue stesse.
Contenuti della mostra:
Questo progetto è dedicato alle peculiarità iconografiche del Buddhismo attraverso la statuaria che, nell’adattarsi ai diversi Paesi asiatici in cui la sua disciplina venne adottata, sono illuminanti per capire la natura umana attraverso la sensibilità estetica nelle sue diverse manifestazioni. È quindi un’indagine sul senso del bello e le varietà espressive in cui viene declinato come derivato di una forma primigenia presente alla radice di tutte le culture.
L’immagine assolve un ruolo cruciale nell’evoluzione del Buddhismo. Nell’epoca della globalizzazione, in cui, più che mai la forma è sostanza, il processo evolutivo delle iconografie buddhiste può essere integrato in un immaginario collettivo che travalica prepotentemente le barriere della comunità dei devoti estendendosi ad un pubblico indeterminato di soggetti che possono vedere in esse i simboli di un pensiero universalmente condivisibile.
L’utilità di intraprendere un percorso attraverso le varietà iconografiche del Buddhismo è quindi fondamentale per indagare sulla funzione dell’immagine in tutte le culture esplorandone alcune scuole di pensiero che riflettono le identità locali.
GLI SPETTACOLI
La mostra farà da scenografia ad una serie di appuntamenti dedicati alla conoscenza del Buddhismo attraverso i libri e le riflessioni di Giuseppe Tucci a Cura di Marta Bifano per la Loups Garoux produzioni. Gli appuntamenti avranno cadenza… e vedranno un uso di tecnologie multimediali per evocare il mondo narrato da Tucci, capace di farci sognare ad occhi aperti ancora oggi…
Per dare risalto all’iniziativa è stato creato un comitato promotore che ha già partecipato all’evento commemorativo organizzato dalla Fondazione Opera Lucifero in occasione dell’anniversario della nascita di Giuseppe Tucci avvenuta il 5 giugno 1894 :
Il comitato è presieduto da:
Giuliano Urbani, già Ministro della Cultura
di cui fanno parte:
Gilda Tucci, nipote di Giuseppe Tucci
Soraya Malek d’Afghanistan, discendente di re Amanullha di Afghanistan
Guglielmo Marconi Giovannelli, nipote di Guglielmo Marconi
Sveva Filippani Ronconi, figlia di Pio Filippani Ronconi
Enrica Garzilli, autore del libro L’esploratore del duce
Mariangela Falà, presidente della Fondazione Maitreya di Cultura Buddhista
Angelo Iacovella, professore associato di lingua e letteratura araba alla UNINT
La Fondazione Opera Lucifero ETS, in occasione dell’ottava edizione del Roma Comic Off 2024 e
della mostra “Finzione o Verità?” ideata da Simona Sarti, Alessandra Degni e Felice Leonardi,
organizza e promuove la Rassegna Artistica “O-scena Euforia”, che si terrà nella sede di Cappella
Orsini (Via di Grottapinta 21) dal 3 Settembre al 4 Ottobre 2024, sotto la direzione artistica di
Joyce Conte.
La rassegna avrà come tema le declinazioni dell’Euforia, intesa come quella condizione di
benessere psico-fisico (reale o illusorio) che porta all’esaltazione della vita stessa: esuberanza,
ironia, auto-ironia, vivacità, eccitazione, non sono che forme celebrative dovute ad un irresistibile
desiderio di assaporare la gioia dell’attimo. L’Euforia è inoltre la condizione emotiva
caratterizzante della maggior parte delle maschere appartenenti al Teatro Comico, dalle Fabule
Atellane del IV° secolo a.C alla Commedia dell’Arte del XVI° secolo d.C, ed è proprio attraverso
l’esagerazione, la finzione esasperata, che si apre quello spiraglio entro cui si possono scorgere le
verità nascoste riguardanti l’individuo e la società in cui esso si muove. Tuttavia, agli occhi di una
contemporaneità che ci vuole eternamente depressi per poterci rendere più manovrabili e inermi
come dei burattini, l’Euforia non può che essere “Oscena”, tanto torbida e seducente da risultare
censurabile. Una “grassa risata” potrebbe rivelarsi dunque un’arma efficace con cui manifestare
un dissenso politico (satira), o semplicemente per esorcizzare la propria follia interiore.
La rassegna “O-scena Euforia”, che inizierà Martedì 3 Settembre per concludersi Venerdì 4 Ottobre
2024, ruota attorno ad attori, registi, musicisti, e personalità creative internazionali, che sono stati
selezionati (attraverso un bando indetto a luglio) ed invitati a raccontare la propria visione di Euforia,
permettendoci di costruire un programma denso, inedito e pieno di sorprese. Le proposte risultano
variegate, da brillanti spettacoli teatrali a divertenti serate di cabaret, dando molto spazio anche al
genere comico della “Stand Up” che sta prendendo piede in molti locali della capitale, costituendo una
vera e propria tendenza: sicuramente il pubblico avrà l’occasione di rallegrarsi nelle numerose serate
accuratamente organizzate, ma non mancheranno anche momenti più riflessivi riguardanti l’attualità e
le sue problematiche.
La pittura di Vito Gemmati è il prezioso distillato della sua ineguagliabile esistenza. In ogni pennellata si rintraccia l’intensità della sua personale avventura artistica e umana, costellata di gioie e di dolori, di incontri straordinari e viaggi meravigliosi. L’arte di Gemmati, costantemente intrisa di pensiero filosofico, pone le eterne domande dell’uomo di fronte al mistero della vita e della morte ed esprime stupore e gratitudine per l’enigma più grande: quello dell’amore, sentimento che spalanca porte su metafisici spazi infiniti, dove il semplice atto del respirare coincide con l’aderire al destino dell’universo intero e il risplendere della stessa aura del creato. Nei dipinti di Vito Gemmati l’amore è la ghirlanda di foglie verdi tra le dita di pietra delle statue di due amanti; è il filo di Arianna che diventa il guinzaglio con cui Teseo imbriglia e domina il suo minotauro; è, ancora, la fiducia con cui il nudo funambolo incede su un lungo filo teso (sempre quello di Arianna?), ai cui due capi stanno delle raffigurazioni della vita e della morte. Sotto il funambolo si dipana un rarefatto paesaggio, illuminato da una luce eterea e straniante, proveniente da un altrove, una luce sottratta alla dimensione del sogno, della visione, che si posa sul mondo e su noi con una dolcezza antica e ci denuda, ci smaschera, ci svela, ci confessa una inattesa verità. La luce onirica di questa spregiudicata verità è in Vito Gemmati un colore primario: è la sua cifra, il suo sigillo d’amore.
DAVIDE CORTESE
Davide Cortese, classe 1974, è un poeta e scrittore dell’isola di Lipari. Tra le sue opere ricordiamo “Zebù bambino”, il suo poemetto sull’infanzia del diavolo e il romanzo “Malizia Christi”. Ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale Don Luigi Di Liegro per la Poesia e a Firenze il Premio La Chute alla Poesia. È stato tradotto in diverse lingue e collabora con la rivista letteraria “Laboratori Poesia”.
Invettive verso il mondo occidentale. Il timer dell’apocalisse vicino allo zero.
Il racconto di un’epoca intrisa di odio, di esasperazione di tutto, di piccoli problemi che diventano enormi, di grandi cose che diventano insignificanti.
Tutto questo è “Gente che odia la gente”, primo disco di 1989., uscito a novembre 2023, e che l’artista suonerà live accompagnato dal trio jazz Flying Bull & Chickpeas, nello splendido scenario della Cappella Orsini.
Liriche rap si fondono con il groove jazz del trio composto da pianoforte, basso e batteria, in una versione inedita di un disco che ha le stesse caratteristiche dei nostri tempi: oscuro e decadente.
“Ciò che seduce della poetica di 1989. è la lucidità con cui mette a fuoco il bersaglio: quel ceto medio in cui fermentano i peggiori sentimenti nostrani.”
-Rumore Magazine
GIUSEPPE TUCCI: L’ESPLORATORE D’ORIENTE
Il 5 Giugno 1894 nasceva Giuseppe Vincenzo Tucci, un esploratore che, sulle orme di Alessandro Magno, si spinse oltre i confini del vicino Oriente. L’esploratore, definito “Il Buddhologo Italiano,” organizzò diverse spedizioni archeologiche in Tibet, India, Afghanistan e Iran e fu autore di ben 360 pubblicazioni, tra libri e opere divulgative sulla storia delle religioni.
Fu Professore di filosofia delle religioni dell’India e dell’Estremo Oriente a Roma, Presidente dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, e Accademico d’Italia, svolgendo la sua infaticabile attività di ricerca sia nel campo dell’indologia, sia in quello della sinologia e delle lingue e religioni tibetane.
La Fondazione Opera Lucifero vuole ricordare la ricorrenza della nascita di questa figura fondamentale per la storia culturale italiana, organizzando una serie di eventi dedicati alla memoria di Giuseppe Tucci.
PROGRAMMA 5 Giugno 2024
Ore 12.30 Conferenza Stampa con presentazione delle iniziative autunno-inverno dedicate a Giuseppe Tucci a cura di Marta Bifano e Roberto Lucifero
Ore 18.30 Presentazione del libro di Enrica Garzilli “Mussolini e oriente” UTET 2023
Ore 20.00 Lettura-Spettacolo “Stralci di Viaggio: il Paese delle donne dai molti mariti” Regia di Mauro Conciatori con Luca Capuano, Marta Bifano, Marialibera Ranaudo, Conte Joyce.
Ore 22.00 Buffet fusion tra Oriente e Occidente
Ore 22.30 Proiezione del documentario: Bang-I Dara Regia di Giovanni Gervasi, prodotto da AGI e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Nella cornice del misterioso spazio della Fondazione Opera Lucifero ti aspetta un pomeriggio immerso tra musica, moda e arte.
Con il sottofondo musicale di Amygdala (Radio Kaos) avrai l’occasione di vedere i capi di diversi brand: Rossella Dattoli, Andredale, Federica Bettelli, Giulia Gagliardi. A tua disposizione ci sarà la stylist Eleonora Cavilli che ti accompagnerà in questa piccola immersione e che potrà aiutarti a scovare pezzi unici e nuove combinazioni e che ti illustrerà la filosofia dei vari brand.
Ad arricchire il tutto due artisti che vi daranno la possibilità di vedere dal vivo vere e proprie live painting: Shubuhubi, che vi potrà lasciare un piccolo autoritratto per ricordarvi della giornata e Enos the leathermask che vi potrà allietare con una pittura dal vivo tutt’altro che convenzionale.
La location, che è un mix tra collezioni esclusive, arti e oggettistica del passato è pronta ad ospitarvi per questo piccolo viaggio.
Nell’ambito della mostra collettiva in corso a Cappella Orsini, “De Rebus Amoris”, ideata e prodotta da Roberto Lucifero, è nato un Festival Culturale che incarna le sfumature dell’Amore attraverso Arti come il Teatro, la Musica e la Poesia, implementando la collezione di reperti archeologici ed opere figurative già presente sul tema.
L’Amore si pone spesso come un gioco, un enigma, un mistero che ciascun individuo è chiamato ad interpretare e vivere con i sentimenti, i sensi e l’intelletto: Eros non è dunque soltanto una forza primordiale, ma è un’esperienza che travolge e contemporaneamente insegna, plasmando situazioni in cui sperimentarsi e crescere umanamente.
In un contesto storico così macchiato da sangue e guerre come quello attuale, parlare e riflettere sull’Amore ed i suoi mille significati è tanto urgente quanto rivoluzionario, poiché solo affidandoci agli altri, permettendo ai nostri corpi ed alle nostre anime di sfiorarsi e unirsi, possiamo coltivare la nostra interiorità e migliorare il mondo che ci circonda.
Il Programma
Il “De Rebus Amoris Festival”, che inizierà Domenica 5 Maggio per concludersi Domenica 2 Giugno 2024, ruota attorno ad attori, registi, musicisti, e personalità creative internazionali, che sono stati selezionati ed invitati a raccontare la propria visione di Amore, permettendoci di costruire un programma denso, inedito e pieno di sorprese.
La rassegna culturale sarà dunque costituita da concerti, spettacoli teatrali, performances, presentazioni di libri e conferenze di grande spessore artistico.
Tre spettacoli, tre performance artistiche per vivere le energie della ricerca interiore. Per seguire il filo sottile e indissolubile che lega la tradizione mistica dei sufi, la quarta via e lo sconcerto del mondo contemporaneo. Per lasciarsi attrarre dall’Amore. Una meta che non esiste finché non la si raggiunge. Una parola che ha il solo senso dell’esperienza che ne facciamo.
5 MAGGIO, ORE 18:00 – VIENI! CHIUNQUE TU SIA, VIENI
“Vieni” è un viaggio in parole, musica e digital alla scoperta dell’arte di Jalal ad-Din Rumi, “il più grande poeta mistico di tutti i tempi”. La scena si apre con una introduzione storica e prosegue attraverso letture di poesie e racconti accompagnati dal suono del saz e alternati a brani provenienti da diverse influenze musicali nei quali, ai versi del poeta, grandi musicisti hanno associato melodie che ne intensificano il fascino.
Andrea Pintimalli, storytelling; Selene Di Domenicantonio, canto, shruti box, video; Paolo Di Marco, saz, loop, efx
12 MAGGIO, ORE 18:00 – NAVIGAZIONI INTORNO AL MONTE ANALOGO
Un concerto nel quale vengono eseguiti i brani del nuovo album “Navigazioni intorno al Monte Analogo” uscito a gennaio 2024. Lo spettacolo musicale ha un carattere avvolgente che crea un’atmosfera intima. Le composizioni di Lobaccaro, si alternano alla let tura di estratti selezionati dal libro “Il Monte Analogo” di René Daumal. Navigazioni intorno al Monte Analogo è uno sguardo critico verso la società digitale e digitalizzata per invitare a coglierne, oltre agli aspetti positivi, anche quelli pericolosamente totalizzanti e riduzionistici dell’elemento umano e spirituale.
Michele Lobaccaro, voce e chitarra; Francesco Cielo, tastiere; Gian Luca Bianco, voce recitante
19 MAGGIO –LA CONFERENZA DEGLI UCCELLI
La conferenza degli uccelli racconta di un gruppo di uccelli che partono per un viaggio iniziatico alla ricerca del proprio re, il Simorgh, guidati da un’Upupa. Di questi, solo una piccola parte sopravvive agli ostacoli e arriva a destinazione. L’attrice, con l’aiuto di un pianoforte e affiancata da un musicista con didjeridoo e altri oggetti sonori, attraverso parole, canti, musiche e suggestioni sonore creerà lo spazio del racconto. Nelle vesti dell’Upupa, trascinerà il pubblico nella storia parlando ad ogni spettatore come se fosse partecipe del viaggio stesso.
Elena Baroglio, voce recitante e cantante, piano; Matteo Saule, didjeridoo e altri strumenti