La Fondazione Opera Lucifero ETS, in occasione dell’ottava edizione del Roma Comic Off 2024 e
della mostra “Finzione o Verità?” ideata da Simona Sarti, Alessandra Degni e Felice Leonardi,
organizza e promuove la Rassegna Artistica “O-scena Euforia”, che si terrà nella sede di Cappella
Orsini (Via di Grottapinta 21) dal 3 Settembre al 4 Ottobre 2024, sotto la direzione artistica di
Joyce Conte.
La rassegna avrà come tema le declinazioni dell’Euforia, intesa come quella condizione di
benessere psico-fisico (reale o illusorio) che porta all’esaltazione della vita stessa: esuberanza,
ironia, auto-ironia, vivacità, eccitazione, non sono che forme celebrative dovute ad un irresistibile
desiderio di assaporare la gioia dell’attimo. L’Euforia è inoltre la condizione emotiva
caratterizzante della maggior parte delle maschere appartenenti al Teatro Comico, dalle Fabule
Atellane del IV° secolo a.C alla Commedia dell’Arte del XVI° secolo d.C, ed è proprio attraverso
l’esagerazione, la finzione esasperata, che si apre quello spiraglio entro cui si possono scorgere le
verità nascoste riguardanti l’individuo e la società in cui esso si muove. Tuttavia, agli occhi di una
contemporaneità che ci vuole eternamente depressi per poterci rendere più manovrabili e inermi
come dei burattini, l’Euforia non può che essere “Oscena”, tanto torbida e seducente da risultare
censurabile. Una “grassa risata” potrebbe rivelarsi dunque un’arma efficace con cui manifestare
un dissenso politico (satira), o semplicemente per esorcizzare la propria follia interiore.
La rassegna “O-scena Euforia”, che inizierà Martedì 3 Settembre per concludersi Venerdì 4 Ottobre
2024, ruota attorno ad attori, registi, musicisti, e personalità creative internazionali, che sono stati
selezionati (attraverso un bando indetto a luglio) ed invitati a raccontare la propria visione di Euforia,
permettendoci di costruire un programma denso, inedito e pieno di sorprese. Le proposte risultano
variegate, da brillanti spettacoli teatrali a divertenti serate di cabaret, dando molto spazio anche al
genere comico della “Stand Up” che sta prendendo piede in molti locali della capitale, costituendo una
vera e propria tendenza: sicuramente il pubblico avrà l’occasione di rallegrarsi nelle numerose serate
accuratamente organizzate, ma non mancheranno anche momenti più riflessivi riguardanti l’attualità e
le sue problematiche.
La pittura di Vito Gemmati è il prezioso distillato della sua ineguagliabile esistenza. In ogni pennellata si rintraccia l’intensità della sua personale avventura artistica e umana, costellata di gioie e di dolori, di incontri straordinari e viaggi meravigliosi. L’arte di Gemmati, costantemente intrisa di pensiero filosofico, pone le eterne domande dell’uomo di fronte al mistero della vita e della morte ed esprime stupore e gratitudine per l’enigma più grande: quello dell’amore, sentimento che spalanca porte su metafisici spazi infiniti, dove il semplice atto del respirare coincide con l’aderire al destino dell’universo intero e il risplendere della stessa aura del creato. Nei dipinti di Vito Gemmati l’amore è la ghirlanda di foglie verdi tra le dita di pietra delle statue di due amanti; è il filo di Arianna che diventa il guinzaglio con cui Teseo imbriglia e domina il suo minotauro; è, ancora, la fiducia con cui il nudo funambolo incede su un lungo filo teso (sempre quello di Arianna?), ai cui due capi stanno delle raffigurazioni della vita e della morte. Sotto il funambolo si dipana un rarefatto paesaggio, illuminato da una luce eterea e straniante, proveniente da un altrove, una luce sottratta alla dimensione del sogno, della visione, che si posa sul mondo e su noi con una dolcezza antica e ci denuda, ci smaschera, ci svela, ci confessa una inattesa verità. La luce onirica di questa spregiudicata verità è in Vito Gemmati un colore primario: è la sua cifra, il suo sigillo d’amore.
DAVIDE CORTESE
Davide Cortese, classe 1974, è un poeta e scrittore dell’isola di Lipari. Tra le sue opere ricordiamo “Zebù bambino”, il suo poemetto sull’infanzia del diavolo e il romanzo “Malizia Christi”. Ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale Don Luigi Di Liegro per la Poesia e a Firenze il Premio La Chute alla Poesia. È stato tradotto in diverse lingue e collabora con la rivista letteraria “Laboratori Poesia”.
Invettive verso il mondo occidentale. Il timer dell’apocalisse vicino allo zero.
Il racconto di un’epoca intrisa di odio, di esasperazione di tutto, di piccoli problemi che diventano enormi, di grandi cose che diventano insignificanti.
Tutto questo è “Gente che odia la gente”, primo disco di 1989., uscito a novembre 2023, e che l’artista suonerà live accompagnato dal trio jazz Flying Bull & Chickpeas, nello splendido scenario della Cappella Orsini.
Liriche rap si fondono con il groove jazz del trio composto da pianoforte, basso e batteria, in una versione inedita di un disco che ha le stesse caratteristiche dei nostri tempi: oscuro e decadente.
“Ciò che seduce della poetica di 1989. è la lucidità con cui mette a fuoco il bersaglio: quel ceto medio in cui fermentano i peggiori sentimenti nostrani.”
-Rumore Magazine
GIUSEPPE TUCCI: L’ESPLORATORE D’ORIENTE
Il 5 Giugno 1894 nasceva Giuseppe Vincenzo Tucci, un esploratore che, sulle orme di Alessandro Magno, si spinse oltre i confini del vicino Oriente. L’esploratore, definito “Il Buddhologo Italiano,” organizzò diverse spedizioni archeologiche in Tibet, India, Afghanistan e Iran e fu autore di ben 360 pubblicazioni, tra libri e opere divulgative sulla storia delle religioni.
Fu Professore di filosofia delle religioni dell’India e dell’Estremo Oriente a Roma, Presidente dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, e Accademico d’Italia, svolgendo la sua infaticabile attività di ricerca sia nel campo dell’indologia, sia in quello della sinologia e delle lingue e religioni tibetane.
La Fondazione Opera Lucifero vuole ricordare la ricorrenza della nascita di questa figura fondamentale per la storia culturale italiana, organizzando una serie di eventi dedicati alla memoria di Giuseppe Tucci.
PROGRAMMA 5 Giugno 2024
Ore 12.30 Conferenza Stampa con presentazione delle iniziative autunno-inverno dedicate a Giuseppe Tucci a cura di Marta Bifano e Roberto Lucifero
Ore 18.30 Presentazione del libro di Enrica Garzilli “Mussolini e oriente” UTET 2023
Ore 20.00 Lettura-Spettacolo “Stralci di Viaggio: il Paese delle donne dai molti mariti” Regia di Mauro Conciatori con Luca Capuano, Marta Bifano, Marialibera Ranaudo, Conte Joyce.
Ore 22.00 Buffet fusion tra Oriente e Occidente
Ore 22.30 Proiezione del documentario: Bang-I Dara Regia di Giovanni Gervasi, prodotto da AGI e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Nella cornice del misterioso spazio della Fondazione Opera Lucifero ti aspetta un pomeriggio immerso tra musica, moda e arte.
Con il sottofondo musicale di Amygdala (Radio Kaos) avrai l’occasione di vedere i capi di diversi brand: Rossella Dattoli, Andredale, Federica Bettelli, Giulia Gagliardi. A tua disposizione ci sarà la stylist Eleonora Cavilli che ti accompagnerà in questa piccola immersione e che potrà aiutarti a scovare pezzi unici e nuove combinazioni e che ti illustrerà la filosofia dei vari brand.
Ad arricchire il tutto due artisti che vi daranno la possibilità di vedere dal vivo vere e proprie live painting: Shubuhubi, che vi potrà lasciare un piccolo autoritratto per ricordarvi della giornata e Enos the leathermask che vi potrà allietare con una pittura dal vivo tutt’altro che convenzionale.
La location, che è un mix tra collezioni esclusive, arti e oggettistica del passato è pronta ad ospitarvi per questo piccolo viaggio.
Nell’ambito della mostra collettiva in corso a Cappella Orsini, “De Rebus Amoris”, ideata e prodotta da Roberto Lucifero, è nato un Festival Culturale che incarna le sfumature dell’Amore attraverso Arti come il Teatro, la Musica e la Poesia, implementando la collezione di reperti archeologici ed opere figurative già presente sul tema.
L’Amore si pone spesso come un gioco, un enigma, un mistero che ciascun individuo è chiamato ad interpretare e vivere con i sentimenti, i sensi e l’intelletto: Eros non è dunque soltanto una forza primordiale, ma è un’esperienza che travolge e contemporaneamente insegna, plasmando situazioni in cui sperimentarsi e crescere umanamente.
In un contesto storico così macchiato da sangue e guerre come quello attuale, parlare e riflettere sull’Amore ed i suoi mille significati è tanto urgente quanto rivoluzionario, poiché solo affidandoci agli altri, permettendo ai nostri corpi ed alle nostre anime di sfiorarsi e unirsi, possiamo coltivare la nostra interiorità e migliorare il mondo che ci circonda.
Il Programma
Il “De Rebus Amoris Festival”, che inizierà Domenica 5 Maggio per concludersi Domenica 2 Giugno 2024, ruota attorno ad attori, registi, musicisti, e personalità creative internazionali, che sono stati selezionati ed invitati a raccontare la propria visione di Amore, permettendoci di costruire un programma denso, inedito e pieno di sorprese.
La rassegna culturale sarà dunque costituita da concerti, spettacoli teatrali, performances, presentazioni di libri e conferenze di grande spessore artistico.
Tre spettacoli, tre performance artistiche per vivere le energie della ricerca interiore. Per seguire il filo sottile e indissolubile che lega la tradizione mistica dei sufi, la quarta via e lo sconcerto del mondo contemporaneo. Per lasciarsi attrarre dall’Amore. Una meta che non esiste finché non la si raggiunge. Una parola che ha il solo senso dell’esperienza che ne facciamo.
5 MAGGIO, ORE 18:00 – VIENI! CHIUNQUE TU SIA, VIENI
“Vieni” è un viaggio in parole, musica e digital alla scoperta dell’arte di Jalal ad-Din Rumi, “il più grande poeta mistico di tutti i tempi”. La scena si apre con una introduzione storica e prosegue attraverso letture di poesie e racconti accompagnati dal suono del saz e alternati a brani provenienti da diverse influenze musicali nei quali, ai versi del poeta, grandi musicisti hanno associato melodie che ne intensificano il fascino.
Andrea Pintimalli, storytelling; Selene Di Domenicantonio, canto, shruti box, video; Paolo Di Marco, saz, loop, efx
12 MAGGIO, ORE 18:00 – NAVIGAZIONI INTORNO AL MONTE ANALOGO
Un concerto nel quale vengono eseguiti i brani del nuovo album “Navigazioni intorno al Monte Analogo” uscito a gennaio 2024. Lo spettacolo musicale ha un carattere avvolgente che crea un’atmosfera intima. Le composizioni di Lobaccaro, si alternano alla let tura di estratti selezionati dal libro “Il Monte Analogo” di René Daumal. Navigazioni intorno al Monte Analogo è uno sguardo critico verso la società digitale e digitalizzata per invitare a coglierne, oltre agli aspetti positivi, anche quelli pericolosamente totalizzanti e riduzionistici dell’elemento umano e spirituale.
Michele Lobaccaro, voce e chitarra; Francesco Cielo, tastiere; Gian Luca Bianco, voce recitante
19 MAGGIO –LA CONFERENZA DEGLI UCCELLI
La conferenza degli uccelli racconta di un gruppo di uccelli che partono per un viaggio iniziatico alla ricerca del proprio re, il Simorgh, guidati da un’Upupa. Di questi, solo una piccola parte sopravvive agli ostacoli e arriva a destinazione. L’attrice, con l’aiuto di un pianoforte e affiancata da un musicista con didjeridoo e altri oggetti sonori, attraverso parole, canti, musiche e suggestioni sonore creerà lo spazio del racconto. Nelle vesti dell’Upupa, trascinerà il pubblico nella storia parlando ad ogni spettatore come se fosse partecipe del viaggio stesso.
Elena Baroglio, voce recitante e cantante, piano; Matteo Saule, didjeridoo e altri strumenti
𝑽𝒂𝒏𝒆𝒔𝒔𝒂 𝑩𝒆𝒅𝒐𝒓𝒆𝒕 è un violinista e cantante francese residente a Londra. Integra il suo background classico alla produzione sperimentale, come mezzo per dare forma a composizioni intime e cinematografiche. ‘Eyes’ (2024) è il suo album di debutto da solista acclamato dalla critica, presentato integralmente per la prima volta in Italia.
Thea Soti è artista del suono e performer sperimentale con sede a Colonia, in Germania. Nata a Subotica (SRB) da famiglia ungherese, ha studiato canto e composizione ad Hannover (DE), Colonia (DE) e Lucerna (CH). Il suo obiettivo principale è la ricerca sulla voce umana come strumento e la combinazione di strutture di improvvisazione, composizioni elettroacustiche e arti performative. Esplora spesso lo spazio e il movimento nei suoi pezzi, integrando arti installative e performative, materiale composto o improvvisato. È considerata una voce coraggiosa e intransigente nell’interfaccia tra la musica contemporanea creativa e l’arte performativa. Esplora spesso lo spazioe il movimento nei suoi pezzi, integrando arti installative e performative, materiale composto o improvvisato. È considerata una voce coraggiosa e intransigente nell’interfaccia tra la musica contemporanea creativa e l’arte performativa.
Progetto nazionale di valorizzazione delle varietà e tradizioni del carciofo
dal mese di marzo 2024
L’osservazione del carciofo dal punto di vista botanico, gastronomico, agricolo ed estetico porta a fare innumerevoli riflessioni: da quando si palesava in forma di piccolo fiore selvatico sulle pendici dei crinali riarsi dell’Etiopia settentrionale fino alla trionfante esplosione sferoidale della mammola romanesca questo ortaggio è un simbolo tutto italiano fedele ad una cultura di matrice rinascimentale. La storia del carciofo è prima di tutto il racconto delle innumerevoli manipolazioni che esso ha subito nel corso dei millenni. Questo percorso lo rende uno dei fenomeni agricoli di carattere antropologico-culturale più articolati nella storia del rapporto uomo natura. Nel caso di questo ortaggio, oltre al sapore così peculiare e gustoso, è soprattutto la sua bellezza a renderlo così affascinante.
Quest’ortaggio ha avuto un rapporto millenario con l’uomo che lo ha saputo valorizzare trasformandolo da un ostile coacervo di spine a quello che viene spesso definito come il più saporito dei vegetali commestibili.
Il dialogo tra natura e cultura innestato da questa interazione ha favorito quel processo di rispecchiamento ed immedesimazione proiettiva che si ritrova con frequenza in molti fenomeni evolutivi della storia della cultura e soprattutto delle relazioni che essi hanno il desiderio dell’uomo di rispecchiarsi in ciò che lo circonda.
Il fatto stesso che il carciofo sia più commestibile quando è ancora acerbo lo assimila in qualche modo all’ideale della bellezza classica che vede nella condizione adolescenziale del kouros e della kore l’apoteosi della grazia.
La raccolta precoce del carciofo, quando è ancora immaturo, ci riporta all’ideale greco di bellezza in cui la morbidezza della pelle e la pienezza delle forme del corpo adolescenziale incarnano quei simboli di perfezione confermati persino da innumerevoli studi matematici: algebra e bellezza si ritrovano assieme nell’esprimere il mistero dell’equilibrio dell’universo e della capacità che l’uomo ha di intercettarne l’essenza sia grazie agli strumenti di analisi del creato che attraverso le sue qualità intuitive.
Guardare e assaporare il carciofo ci porta indietro nel tempo, alla radice dei sapori e dei saperi che meglio hanno saputo definire la nostra identità e il rapporto con il pianeta che ci ospita.
Non è un caso che sia stata proprio l’Italia ad intercettare le infinite sfumature di questo ortaggio sviluppandone oltre 300 varietà diverse. Il progetto Carciofeide è un viaggio nell’Italia dei sapori e dei saperi attraverso le infinite sfumature che il carciofo è in grado di evocare selezionando quei temi che ci portano ad indagarne le caratteristiche antropologico culturali più stupefacenti.
Dal design ispirato alla forma del carciofo, che si ritrova nei tessuti, nelle ceramiche e negli argenti fino ai prodotti conservati, dai liquori e ai cocktails derivati da questo prodotto fino alla letteratura e alla poesia che evocano il carciofo, questo progetto cerca di dialogare ludicamente e con una buona dose di ironia con le infinite ramificazioni collegate al così detto “re dell’orto”.
La disposizione delle brattee del carciofo, per esempio, segue un modello matematico ben preciso che prende il nome di spirale di Fermat.
Questo schema è riconducibile a una serie di criteri che assimilano innumerevoli varietà vegetali e che ci rimandano al segmento aureo, ritenuto dai greci fondamento di perfetta proporzione in architettura e in scultura.
E come trascurare le qualità nutraceutiche del carciofo? Da recenti studi è emerso che soprattutto il gambo è fonte di metaboliti bioattivi per il trattamento di diverse patologie metaboliche.
Dall’estetica dell’ortaggio alla sua capacità terapeutica si passa alla sua storia, ai prodotti che le nostre tradizioni locali hanno saputo elaborare utilizzandolo, fino alla storia della gastronomia.
Lo sviluppo di questi temi ci ha portati ad elaborare 6 proposte di eventi che, partendo dalle 18.30 si sviluppano fino a tutta la serata. Si tratta di conferenze a cui fanno seguito aperitivi rinforzati e che si concludono con degli spettacoli teatrali. Tutto in coerenza con il tema trattato nella singola giornata e ovviamente riconducibile al carciofo non solo come alimento ma anche come oggetto culturale.