EVENTI

28
Apr

“D’amore e altre ricerche” Festival di Musica, Teatro, Poesia e Digital 5 -1 2 e 19 maggio 2024

Tre spettacoli, tre performance artistiche per vivere le energie della ricerca interiore. Per seguire il filo sottile e indissolubile che lega la tradizione mistica dei sufi, la quarta via e lo sconcerto del mondo contemporaneo. Per lasciarsi attrarre dall’Amore. Una meta che non esiste finché non la si raggiunge. Una parola che ha il solo senso dell’esperienza che ne facciamo.

5 MAGGIO, ORE 18:00 – VIENI! CHIUNQUE TU SIA, VIENI

“Vieni” è un viaggio in parole, musica e digital alla scoperta dell’arte di Jalal ad-Din Rumi, “il più grande poeta mistico di tutti i tempi”. La scena si apre con una introduzione storica e prosegue attraverso letture di poesie e racconti accompagnati dal suono del saz e alternati a brani provenienti da diverse influenze musicali nei quali, ai versi del poeta, grandi musicisti hanno associato melodie che ne intensificano il fascino.

Andrea Pintimalli, storytelling; Selene Di Domenicantonio, canto, shruti box, video; Paolo Di Marco, saz, loop, efx

12 MAGGIO, ORE 18:00 – NAVIGAZIONI INTORNO AL MONTE ANALOGO

Un concerto nel quale vengono eseguiti i brani del nuovo album “Navigazioni intorno al Monte Analogo” uscito a gennaio 2024. Lo spettacolo musicale ha un carattere avvolgente che crea un’atmosfera intima. Le composizioni di Lobaccaro, si alternano alla let tura di estratti selezionati dal libro “Il Monte Analogo” di René Daumal. Navigazioni intorno al Monte Analogo è uno sguardo critico verso la società digitale e digitalizzata per invitare a coglierne, oltre agli aspetti positivi, anche quelli pericolosamente totalizzanti e riduzionistici dell’elemento umano e spirituale.

Michele Lobaccaro, voce e chitarra; Francesco Cielo, tastiere; Gian Luca Bianco, voce recitante

19 MAGGIO –LA CONFERENZA DEGLI UCCELLI

La conferenza degli uccelli racconta di un gruppo di uccelli che partono per un viaggio iniziatico alla ricerca del proprio re, il Simorgh, guidati da un’Upupa. Di questi, solo una piccola parte sopravvive agli ostacoli e arriva a destinazione. L’attrice, con l’aiuto di un pianoforte e affiancata da un musicista con didjeridoo e altri oggetti sonori, attraverso parole, canti, musiche e suggestioni sonore creerà lo spazio del racconto. Nelle vesti dell’Upupa, trascinerà il pubblico nella storia parlando ad ogni spettatore come se fosse partecipe del viaggio stesso.

Elena Baroglio, voce recitante e cantante, piano; Matteo Saule, didjeridoo e altri strumenti

26
Apr

KLANG: WUNDERKAMMER

𝑽𝒂𝒏𝒆𝒔𝒔𝒂 𝑩𝒆𝒅𝒐𝒓𝒆𝒕 è un violinista e cantante francese residente a Londra. Integra il suo background classico alla produzione sperimentale, come mezzo per dare forma a composizioni intime e cinematografiche. ‘Eyes’ (2024) è il suo album di debutto da solista acclamato dalla critica, presentato integralmente per la prima volta in Italia.

Thea Soti è artista del suono e performer sperimentale con sede a Colonia, in Germania. Nata a Subotica (SRB) da famiglia ungherese, ha studiato canto e composizione ad Hannover (DE), Colonia (DE) e Lucerna (CH). Il suo obiettivo principale è la ricerca sulla voce umana come strumento e la combinazione di strutture di improvvisazione, composizioni elettroacustiche e arti performative. Esplora spesso lo spazio e il movimento nei suoi pezzi, integrando arti installative e performative, materiale composto o improvvisato. È considerata una voce coraggiosa e intransigente nell’interfaccia tra la musica contemporanea creativa e l’arte performativa. Esplora spesso lo spazioe il movimento nei suoi pezzi, integrando arti installative e performative, materiale composto o improvvisato. È considerata una voce coraggiosa e intransigente nell’interfaccia tra la musica contemporanea creativa e l’arte performativa.

7
Mar

ARTISHOCK La Carciofeide

Progetto nazionale di valorizzazione delle varietà e tradizioni del carciofo

dal mese di marzo 2024

L’osservazione del carciofo dal punto di vista botanico, gastronomico, agricolo ed estetico porta a fare innumerevoli riflessioni: da quando si palesava in forma di piccolo fiore selvatico sulle pendici dei crinali riarsi dell’Etiopia settentrionale fino alla trionfante esplosione sferoidale della mammola romanesca questo ortaggio è un simbolo tutto italiano fedele ad una cultura di matrice rinascimentale. La storia del carciofo è prima di tutto il racconto delle innumerevoli manipolazioni che esso ha subito nel corso dei millenni. Questo percorso lo rende uno dei fenomeni agricoli di carattere antropologico-culturale più articolati nella storia del rapporto uomo natura. Nel caso di questo ortaggio, oltre al sapore così peculiare e gustoso, è soprattutto la sua bellezza a renderlo così affascinante.

Quest’ortaggio ha avuto un rapporto millenario con l’uomo che lo ha saputo valorizzare trasformandolo da un ostile coacervo di spine a quello che viene spesso definito come il più saporito dei vegetali commestibili.

Il dialogo tra natura e cultura innestato da questa interazione ha favorito quel processo di rispecchiamento ed immedesimazione proiettiva che si ritrova con frequenza in molti fenomeni evolutivi della storia della cultura e soprattutto delle relazioni che essi hanno il desiderio dell’uomo di rispecchiarsi in ciò che lo circonda.

Il fatto stesso che il carciofo sia più commestibile quando è ancora acerbo lo assimila in qualche modo all’ideale della bellezza classica che vede nella condizione adolescenziale del kouros e della kore l’apoteosi della grazia.

La raccolta precoce del carciofo, quando è ancora immaturo, ci riporta  all’ideale greco di bellezza in cui la morbidezza della pelle e la pienezza delle forme del corpo adolescenziale incarnano quei simboli di perfezione confermati persino da innumerevoli studi matematici: algebra e bellezza si ritrovano assieme nell’esprimere il mistero dell’equilibrio dell’universo e della capacità che l’uomo ha di intercettarne l’essenza sia grazie agli strumenti di analisi del creato che attraverso le sue qualità intuitive.  

Guardare e assaporare il carciofo ci porta indietro nel tempo, alla radice dei sapori e dei saperi che meglio hanno saputo definire la nostra identità e il rapporto con il pianeta che ci ospita.

Non è un caso che sia stata proprio l’Italia ad intercettare le infinite sfumature di questo ortaggio sviluppandone oltre 300 varietà diverse. Il progetto Carciofeide è un viaggio nell’Italia dei sapori e dei saperi attraverso le infinite sfumature che il carciofo è in grado di evocare selezionando quei temi che ci portano ad indagarne le caratteristiche antropologico culturali più stupefacenti.

Dal design ispirato alla forma del carciofo, che si ritrova nei tessuti, nelle ceramiche e negli argenti fino ai prodotti conservati, dai liquori e ai cocktails derivati da questo prodotto fino alla letteratura e alla poesia che evocano il carciofo, questo progetto cerca di dialogare ludicamente e con una buona dose di ironia con le infinite ramificazioni collegate al così detto “re dell’orto”.

La disposizione delle brattee del carciofo, per esempio, segue un modello matematico ben preciso che prende il nome di spirale di Fermat.

Questo schema è riconducibile a una serie di criteri che assimilano innumerevoli varietà vegetali e che ci rimandano al segmento aureo, ritenuto dai greci fondamento di perfetta proporzione in architettura e in scultura.

E come trascurare le qualità nutraceutiche del carciofo? Da recenti studi è emerso che soprattutto il gambo è fonte di metaboliti bioattivi per il trattamento di diverse patologie metaboliche.

Dall’estetica dell’ortaggio alla sua capacità terapeutica si passa alla sua storia, ai prodotti che le nostre tradizioni locali hanno saputo elaborare utilizzandolo, fino alla storia della gastronomia.

Lo sviluppo di questi temi ci ha portati ad elaborare 6 proposte di eventi che, partendo dalle 18.30 si sviluppano fino a tutta la serata. Si tratta di conferenze a cui fanno seguito aperitivi rinforzati e che si concludono con degli spettacoli teatrali. Tutto in coerenza con il tema trattato nella singola giornata e ovviamente riconducibile al carciofo non solo come alimento ma anche come oggetto culturale.

 

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5
Feb

“LA TEMPESTA” sold out

5
Feb

Programma Febbraio 2024

29
Gen

PROGRAMMA GENNAIO 2024

4
Gen

De Rebus Amoris

Scheda mostra:

De Rebus Amoris

Tutto ciò che riguarda l’amore,  l’amore come rebus, una parola che corrisponde a un sentimento, un’astrazione che si presta ad innumerevoli interpretazioni. 

La mostra prevede la contaminazione di pezzi archeologici, manufatti etnologici ed arte moderna e contemporanea. 24 manufatti archeologici dal II millennio d. C al III millennio d.C., 60 manufatti etnologici e  80 opere di arte moderna e contemporanea con artisti internazionali.  

Lista dei principali artisti presenti in mostra: 

Pablo Picasso , Mimmo Rotella , Francesco Paolo Michetti , Jacques Limousin, G. Volpato, Mishima GO, Bartolomeo Pinelli ,Vincenzo Petrocelli ,Filippo Falciatori, Jeff Koons ,Aurelio  Bulzatti , James Rizzi, Guglielmo Janni , Robert Indian, Felicien Rops, Hermann Nitsch , Enrico Castellani, Massimo Campigli , Yang Xiaochun

Catalogo edizioni “La Lepre” 160 pagine, di cui 60 a colori.

All’interno della mostra avranno luogo 80 eventi tra cui spettacoli teatrali, concerti, presentazioni di libri e conferenze. 

L’esposizione avrà luogo nella sede della  Fondazione“Opera Lucifero”, ex chiesa di Santa Maria in Grottapinta, via di Grottapinta 21 dal 15 ottobre 2023  al 15 giugno 2024 

4
Gen

La scena capovolta

Una rassegna teatrale in cui il pensiero controcorrente viene portato sul palco

Giovedì 11 gennaio nella sede della Fondazione Opera Lucifero ETS, alla Cappella Orsini, in via di Grottapinta 21, inaugura la prima rassegna di teatro ed arti: “La scena capovolta“, dedicata al politicamente scorretto ed alla libertà di espressione. Quindici spettacoli con oltre trenta artisti coinvolti tra attori, ballerini, performer, autori, registi e musicisti, esordienti e professionisti, che andranno in scena dall’11 al 21 gennaio.

L’iniziativa si apre con il dibattito sul tema con Roberto Lucifero, presidente della Fondazione Opera Lucifero ETS ed il direttore artistico della rassegna Marco Medelin, insieme ad ospiti d’eccezione: Helena Velena, scrittrice, cantante ed attivista transgender; Silvia Scola, scrittrice, sceneggiatrice e regista; Marta Rizzo, giornalista e curatrice del saggio “Non c’è che dire” sulla libertà d’espressione nella cultura italiana.

Una prima edizione completamente sperimentale. Violenze, sopraffazioni, difficili convivenze, contrasti familiari e religiosi, dramma ed ironia, corpi ed identità, sono tra gli argomenti trattati. Si omaggiano figure storicamente controcorrente e si sperimentano temi e linguaggi. La scelta di un tema così provocatorio, il politicamente scorretto, vuole essere uno stimolo per gli interpreti che hanno aderito al progetto “La scena capovolta” che nasce all’interno della missione della Fondazione. L’obiettivo è dare l’opportunità alle giovani generazioni di esprimersi su un palco che dia loro la credibilità di cui ha bisogno chi intende avviare una carriera artistica e performativa.

“L’eccesso di politicamente corretto – dichiara il direttore artistico Marco Medelin – oltre a smarrire i suoi veri obiettivi, rischia di essere in campo artistico inutile per chi fruisce dell’opera e costrittivo per chi la produce. In sostanza, inviso a tutti, ma scomodo da mettere in discussione senza rischiare di emulare le argomentazioni più becere e retrive. Osservare le cose da diversi punti di vista, anche in controtendenza, è tuttavia fondamentale per un artista”.

“La forzata neutralità del politicamente corretto – spiega Roberto Lucifero, presidente della Fondazione Opera Lucifero ETS – sterilizza il pensiero, privandolo delle innumerevoli sfumature in cui verrebbe declinato se non fosse soggetto a questa censura.Al di fuori delle agorà mediatiche, l’unico contesto a cui è concesso il beneficio di spazio neutrale per i liberi pensatori è Il palcoscenico. Lascena capovolta si propone, quindi, di utilizzare il linguaggio della satira e del grottesco, che da sempre hanno permesso al teatro di esplorare i mondi del rimosso, per dare al pubblico l’opportunità di elaborare un pensiero proprio”.

La rassegna proseguirà fino al 21 gennaio, con spettacoli che rendono effimere le apparenze (Il Serpente), denunciano la dittatura del politicamente corretto (I negri), gli estremismi religiosi (Chiunque tu sia, ti prego, rispondi), le crudeltà nel mondo del lavoro (Gleba), della scuola (Semplicemente io), in amore (Il grande abbandono) in famiglia (Elettra) e le madri considerate mandanti inconsapevoli dei femminicidi (Figlio mio). Inoltre performance sulla violenza (The process) e molta satira in chiave stand up comedy.

I registi e gli artisti

Luigi Malerba; Francesco Laruffa; Paola Barini; Baldassarra Franchetti; Nicoletta Vitiello; Emanuela Lampus; Francesco Marandola; Antonio Mocciola; Diego Galdi; Daniele Arfé; Valeria Esposito; Gianluca Bosco; Marilina Succo; Federica Bassetti; Enza Li Gioi; Daniela Cavallini; Adriano Dragotta; Valerio Casali; Fabrizio Rosati; Pierfrancesco Galeri; I Vitamorteemiracoli; Antonio Mocciola; Silvio Pennini; Giorgia Filanti; Gabriele Sisci; Beatrice Manzari; Ilaria Gemmati, Olimpia Ferrara, Simona Petrecca e Leonardo Silla.

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